Il ricordo di Francese, Siracusa rilancia
A poco meno di un mese di distanza è stata restaurata e rimessa al proprio posto a Siracusa la lapide intitolata a Mario Francese, il cronista siracusano ucciso dalla mafia nel '79 a Palermo. La lapide era stata vandalizzata ad opera di ignoti il 10 settembre scorso e il Comune l'ha prontamente restaurata. Il sindaco, Giancarlo Garozzo, durante una breve ma intensa cerimonia, ha anche annunciato che a Mario Francese sarà intitolato l’orto botanico che l'amministrazione comunale di Siracusa sta realizzando nell'area archeologica della Neapolis. “L'esempio di legalità di Mario Francese – ha detto il sindaco Garozzo – è ben presente alla nostra amministrazione, e per tale ragione abbiamo deciso di ricordarlo in maniera degna. Il 26 gennaio del prossimo anno, in occasione del 36/mo anniversario della morte del cronista, intitoleremo a Mario Francese il nuovo orto botanico e in quella occasione trasferiremo nella zona archeologica della Neapolis la lapide oggi posta in largo Leonardo da Vinci. Infine – ha concluso il sindaco Garozzo – se ce ne sarà la disponibilità, porteremo a Siracusa, per la prima volta, la mostra sul giornalista ucciso, che descrive in maniera chiara il senso del suo lavoro”.
Il Belice, Garcia e l'onestà di Francese
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Valerio Reccardo, cittadino della Valle del Belice (Partanna) e studente della facoltà di giurisprudenza di Palermo che il 30 marzo conseguirà la laurea in giurisprudenza, con una tesi dal titolo:"Spesa pubblica, mafia e politica, il caso del sisma del 1968 del Belice". Si parla dello scandalo della ricostruzione, delle speranze tradite legate alla costruzione della Diga Garcia, del fiume di miliardi disperso in mille rivoli che scatenò inconfessabili appetiti politici e mafiosi, facendo esplodere una feroce guerra mafiosa. Una stagione drammatica raccontata da Mario Francese con le sue inchieste. Ed è proprio su Mario Francese e sulle sue denunce che si sofferma a lungo nel suo lavoro Reccardo, manifestando la propria commozione e la gratitudine per un giornalista "dall'alta coscienza civica, uno dei pochissimi ad avere testimoniato con increddibile lucidità gli scandali della gestione degli appalti durante la ricostruzione post terremoto nel Belice"
di Valerio Reccardo
MARIO FRANCESE, MAESTRO DI GIORNALISMO ED ESEMPIO DI ALTA COSCIENZA CIVICA.
Scrivere di Mario Francese non è semplice anche perché molto è stato già detto sul suo essere un cronista di razza, capace di scovare le verità più nascoste senza remore alcune.
Quello che mi preme sottolineare in questa mia riflessione è il suo essere esempio di alta coscienza civica. Cioè persona capace di vivere e agire con una coscienza critica fuori dal comune. Una persona che non si è accontentata di verità di comodo, ma è stato in grado di osservare, descrivere, ragionare, trarre conclusioni che se in un primo tempo poterono sembrare esagerate, il tempo ha poi riabilitato.
Essendo cittadino della Valle del Belice, tra le emozioni che sento quando si parla di Mario Francese, prevale quella di una immensa gratitudine.
Mario Francese, infatti, costituisce uno dei pochissimi esempi che hanno testimoniato con incredibile lucidità gli scandali della gestione degli appalti durante la ricostruzione della Valle del Belice a seguito del sisma del 1968.
Come cittadino del Belice e come studente – avendo realizzato una tesi di laurea sulla relazione tra afflusso di risorse pubbliche e criminalità organizzata – ho avuto modo di leggere diversi articoli di stampa e inchieste giornalistiche.
Giuseppe, la tua casa, il mio impegno
In occasione del quattordicesimo anniversario della morte di Giuseppe Francese, riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Ornella Matranga, una ragazza che frequenta a Bagheria la “Casa di Giuseppe”, che sta per diventare un centro di informazione antimafia
A Giuseppe Francese...
Rifletto sul valore di una porta, è un'invenzione per ripararsi, per circondare uno spazio che si è deciso di addomesticare, il tuo spazio, quello in cui deciderai chi far entrare e chi tenere fuori. Ci sono tante porte da varcare nella vita,
quella di casa tua quando nasci,
quella di casa tua quando te la chiudi alle spalle per affrontare un'altra vita, la tua.
Ci sono porte di raccordo poi, tutte uguali tra loro, le apri, le chiudi, non saprai mai dire quante sono state. Scuola, lavoro, amici, fidanzato, sono solo porte. Alcune porte, però, possono caricarsi di significato, quelle porte non le dimenticherai mai più. Una porta in particolare mi ha cambiato la vita. Via s. Isidoro Monte n. 42\A, bagheria, secondo piano, sulla porta una targhetta colorata “casa di Giuseppe”, oltre la soglia, in equilibrio, sul termosifone, la foto di un ragazzo, accanto un crocifisso. Sulla foto un ragazzo, meglio, un uomo, guarda un punto fisso, forse il vuoto, forse un soggetto in particolare, forse qualcosa che nessun altro avrà mai potuto vedere, l'indice sullo spigolo delle labbra, quasi a volerle tenere chiuse, per custodire quei pensieri segreti, quei pensieri pesanti. Chissà quali poi...
Io vengo a casa tua
e tu non ci sei più
e adesso è anche casa nostra,
la casa di Giuseppe
è anche casa nostra.
Classe 1992 la mia, “classe di sognatori” mi è stato detto, forse sì, e in mezzo ai sogni adesso ci sei anche tu, con tutta la forza che hai lasciato tra le pareti di questo appartamento, le hai impregnate, così tanto, così a fondo, che si sente, si percepisce.. leggo pezzi di quello che pare fosse un tuo diario.
Com'eri Giuseppe? Ironico forse, sarcastico spesso.. e cosa c'era dietro a queste risate? Dietro a questo modo di reagire alla vita, alla tua, a quella vita in cui prima eri fiero di un padre vivo e poi fiero di un padre morto, ammazzato!
Tu, Giuseppe, (come cita un autore a me caro) suicidato della società!
Di una società che non ha saputo capire, che non ha saputo darti la verità, che non ha saputo placare la tua sete di giustizia,
archiviando
nascondendo
rimandando
esorcizzando tutto con un “Mario Francese era il migliore”.
Non poteva bastarti, non ti è bastato.
Mi aggiro per casa tua, non mi sento un'intrusa, forse saremmo stati amici, forse ci saremmo guardati con uno sguardo complice, forse non ci saremmo mai visti comunque. Ti sto conoscendo vivendo questa casa quotidianamente, immaginandoti in ogni suo angolo e sorridendo alla foto sul termosifone, dietro la porta, quella porta che mi ha cambiato la vita.
Non so cos'è l'onestà, non so cos'è la mafia, non so cos'è il suicidio, non so cos'è la morte, so che qui, tra queste mura, sento il dovere, la responsabilità, la voglia, di amare il mio territorio, di amare il mondo, di essere più attenta a chi mi sta intorno, la sento così tanto, da volerla portare dietro con me quando esco e mi chiudo la tua porta alle spalle, la tua porta, la mia porta.
Francese, premio all'informazione che morde
Le Iene show al premio nazionale di giornalismo dedicato a Mario Francese, il cronista del Giornale di Sicilia ucciso il 26 gennaio 1979 dalla mafia. Il premio è stato organizzato dall'Ordine dei Giornalisti di Sicilia con l'associazione Uomini del Colorado di Silvia e Giulio Francese, e in collaborazione con l’associazione Libera, con il conservatorio Vincenzo Bellini e con il liceo psicopedagogico, musicale e coreutico Regina Margherita, diretto da Maria Pia Blandano. Quella celebrata a Palermo, proprio nel teatro del liceo Regina Margherita, è stata l’edizione numero venti del Premio ed è stata animata dalle due coppie di “Iene” vincitrici: Marco Occhipinti e Filippo Roma per la vicenda delle firme false per la lista del M5s alle ultime comunali di Palermo, e Cristiano Pasca e Claudio Bongiovanni per il caso dei fratelli Alessio e Gianluca Pellegrino che ha scatenato una dura polemica sull'assistenza della Regione alle persone disabili, portando alle dimissioni dell’assessore regionale Gianluca Miccichè. "Il lavoro d'inchiesta delle Iene - ha detto il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena - riesce a scoperchiare qualche pentolone. E questo faceva anche Mario Francese". "Il nostro lavoro - ha sottolineato Marco Occhipinti, uno dei volti delle Iene - è semplice. Siamo un gruppo di cialtroni, emarginati e sfigati che fanno in tv le domande che tutti vorrebbero fare". [Leggi di seguito in Read more...]
In sala c'erano sulle carrozzine anche due Iene di complemento, i fratelli Pellegrino. "Loro sono venuti per fare il loro lavoro, come lo sanno fare. Ma siamo diventati amici" hanno replicato mentre dividevano con le Iene vere alcune foto ricordo.
Per Pasca, attore, vincere un premio giornalistico è stato sorprendente: "Quando ho ricevuto la telefonata che annunciava la premiazione pensavo fosse uno scherzo. Vincere il premio Francese, per me, che non sono giornalista, era impensabile. Poi, ho realizzato che era la realtà".
Sul palco del teatro del liceo Regina Margherita, è salita anche un'ex iena molto speciale: Paul Baccaglini, nuovo presidente del Palermo Calcio, che ha ricevuto una targa in nome della sfida che lo attende: risollevare le sorti della squadra rosanero. Impresa forse non facile, ma che Baccaglini sente "addosso con grande resposabilità".“Sono contento di avere ricevuto questo riconoscimento nonostante ancora non sia stato meritevole. L’ho accettato per tutto quello che rappresenta, la mia lotta per portare il Palermo dove merita è davvero nulla rispetto a tutte le battaglie affrontate dai giornalisti come Mario Francese – ha sottolineato Baccaglini -. Ricevo questo premio con onore e orgoglio e spero di poter dare tanto al Palermo Calcio“.
Altro momento clou l’assegnazione del Premio Giuseppe Francese, in ricordo del figlio di Mario che ha speso la sua vita per ottenere verità e giustizia per il padre. Un premio che si assegna a giornalisti under 36 (l'età alla quale il figlio del cronista del Giornale di Sicilia morì), e che quest’anno è andato all'inviata del Tg1 Giovanna Cucè. Una riconferma, si potrebbe dire. Lei infatti ha vinto nel 2004 una borsa di studio nell’ambito del Premio Mario Francese. Un Premio, quindi, che le ha portato bene e a cui si dice molto legata.
Menzioni e riconoscimenti sono poi stati assegnati a giornalisti siciliani che si sono distinti per la propria attività professionale: Alessandra Turrisi e Riccardo Salvia, collaboratori del Giornale di Sicilia, Mario Barresi de La Sicilia, Dario De Luca di Meridionews e Sebastiano Caspanello della Gazzetta del Sud. Una menzione pure per Federica Virga.
Altro momento molto atteso e significativo è stato quello con l’attore palermitano Claudio Gioè, salito sul palco per parlare del film su Mario Francese, cheandrà in onda in autunno in tv e in cui indosserà proprio i panni del giornalista assassinato. "Sono orgoglioso di interpretare un personaggio che è morto cercando la verità" ha detto sul palco del teatro del liceo Regina Margherita dove ha ricevuto un riconoscimento nell'ambito del premio giornalistico. Il film del regista Michele Alhaique sarà il primo episodio della serie "Liberi sognatori" prodotta da Taodue per Mediaset. Gioé ha confessato di essere stato colpito dal coraggio, dalla tenacia ma anche dalla dimensione umana del cronista del "Giornale di Sicilia".
Molto intenso e atteso dai molti studenti presenti in teatro lo spazio dedicato alle scuole. Per il quarto anno consecutivo, infatti, il Premio si è aperto alle scuole superiori. Cinque gli istituti che hanno aderito allo Spazio riservato agli studenti: Liceo classico Vittorio Emanuele II (coordinatrice la docente Piera Fallucca), Liceo psicopedagogico Regina Margherita (coordinatrice Rosaria Cascio), Istituto statale Pareto Einaudi (coordinatrice Anna Cosenza Toscano), Liceo scientifico Benedetto Croce (coordinatrice Isabella Tondo), Liceo classico Umberto I (coordinatore Bernardo Puleio). I ragazzi hanno realizzato, a tema libero, reportage fotografici, blog, servizi giornalistici, videoreportage. Riconoscimenti sono stati assegnati a una video-intervista fatta da studenti del Benedetto Croce a due detenuti dell’Ucciardone, e al video sulla Bellezza, realizzato da alcune alunne del Regina Margherita.”Le scuole hanno presentato tutte lavori di grande valore, le abbiamo volute mettere sullo stesso piano, abbiamo però ritenuto di evidenziare i due lavori di maggior valore giornalistico”, ha detto la presidente della commissione giudicatrice per le Scuole, Egle Palazzolo.
Francese, 37 anni dopo
Un altro anniversario, una manifestazione a Palermo per ricordare il sacrificio di Mario Francese, giornalista del Giornale di Sicilia, ucciso dalla mafia a Palermo la sera del 26 gennaio 1979 a pochi passi dalla sua abitazione.
La cerimonia, organizzata dal Gruppo siciliano dell'Unione nazionale cronisti italiani , si è svolta davanti alla lapide fatta collocare dieci anni fa proprio dall'Unci, in viale Campania nel punto esatto dove fu ucciso. Numerosi i presenti alla cerimonia, autorità, magistrati, forze dell'ordine, giornalisti, cittadini comuni. Erano presenti, tra gli altri, il prefetto Antonella De Miro, l'assessore del Comune di Palermo, Francesco Maria Raimondo (che ha sistemato davanti alla lapide un cuscino di fiori a nome della municipalità palermitana) il vice-presidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, il comandante regionale dell'esercito, generale Alessandro Veltri, il questore Guido Longo, i comandanti provinciali di Arma dei carabinieri e Guardia di finanza, colonnello Giuseppe De Riggi, e generale Giancarlo Trotta, il capocentro della Dia, colonnello Riccardo Sciuto. Presenti anche il presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, Riccardo Arena, ed il vice-segretario regionale dell'Assostampa, Massimo Bellomo, il condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi, ed i componenti del consiglio direttivo dell'Unci Sicilia Daniele Ditta, Antonella Romano, Giuseppe Lo Bianco ed Ernesto Scevoli. [...]
"Mario Francese - ha sottolineato Leone Zingales, vice-presidente nazionale dell'Unci - era un giornalista di razza. Un vero segugio degli uffici giudiziari. L'intera categoria con la sua tragica morte ha perso un faro, un vero esempio di serietà e professionalità”.“Il nostro Mario, titolava il giornale il giorno dopo l’uccisione di Francese - ha ricordato il presidente regionale dell'Unci, Andrea Tuttoilmondo -. Ed è partendo da quel ‘nostro’, da quel ‘comune denominatore’ che rappresenta il suo grande esempio per ciascuno di noi, che siamo chiamati ad onorare il suo ricordo. Facendo della memoria patrimonio condiviso, e terreno fertile per il dialogo e il confronto”.
Per il presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, Riccardo Arena, “Mario Francese rappresenta una pietra miliare per le giovani generazioni, in relazione al suo modo di fare giornalismo in un periodo in cui scrivere certe cose costituiva un pericolo”.
Giulio Francese, figlio di Mario, ha ringraziato i presenti per la partecipazazione alla cerimonia, “che non ritengo affatto rituale, anche perché per una lapide come questa e una cerimonia come questa che ricordasse il sacrificio di una persona valorosa come papà abbiamo dovuto attendere 27 anni. La mia speranza – ha continuato – è che il ricordo diventi memoria viva per i palermitani, perché mio padre e le tante vittime innocenti di Cosa nostra rappresentano un esempio e possono essere motivo di vanto e di orgoglio per i siciliani onesti”. Il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, ha sottolineato che “le ferite lasciate nell’anima da quei barbari omicidi, non sono soltanto le ferite di parenti e stretti congiunti di quelle vittime, ma sono ferite nell’anima di ciascuno di noi”.
Il sindaco ha fatto pervenire un messaggio:“Mario Francese – afferma Leoluca Orlando - era un uomo ed un professionista libero che ha mostrato quanto importante sia l'impegno di tutti e di ciascuno, quale che sia la sua formazione ideologica e quale che sia il suo impegno professionale. Le stragi di mafia sono di fatto cominciate nel '79, proprio con l'assassinio di Mario Francese e sono terminate nel settembre del '93 con l'uccisione di Padre Pino Puglisi, a testimonianza del fatto che libertà di informazione e lavoro formativo rivolto ai giovani sono entrambi pericolosi per la mafia". L'assessore comunale al Verde, Raimondo, presente alla manifestazione in rappresentanza del Comune, ha sottolineato che Mario Francese "è ancora oggi un netto esempio di libertà e professionalità per tutti i giornalisti e per tutti quei cittadini che ogni giorno, con il rispetto del lavoro e della cultura per la legalità, combattono ogni forma di criminalità”. Raimondo ha poi sottolineato che i luoghi della memoria meritano più rispetto e si è impegnato a migliorare lo spazio verde di Viale Campania intitolato a Francese, che da maggio, ha assicurato, ospiterà un roseto.
Un'altra cerimonia si è svolta a Siracusa, città natale di Mario Francese, sdavanti alla lapide che ricorda il cronista.
Francese migliore espressione del giornalismo
Mario Francese è stato ricordato, nel 42.mo anniversario della sua uccisione, dal presidente della Regione Nello Musumeci e dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
“Parlare di Mario Francese - ha detto Musumeci - significa parlare della migliore storia del giornalismo in Sicilia. Perché il cronista del Giornale di Sicilia è stato uno dei primi a intuire i cambiamenti all’interno di Cosa nostra e a descrivere l’ascesa al vertice dei corleonesi e le collusioni con i colletti bianchi, pubblicando, con coraggio, nomi e cognomi dei responsabili. Una scelta che ha pagato con la vita. In una giornata come questa rinnovare il ricordo non è uno sterile esercizio di retorica, ma uno stimolo per tutti noi a riflettere a fondo sul ruolo strategico che l’informazione libera deve ricoprire all’interno della società come presidio stabile di legalità e di democrazia».
"A 42 anni di distanza dalla sua morte, ricordiamo ancora Mario Francese, cronista vittima di un tempo in cui raccontare la mafia - ha detto il sindaco Orlando - era raccontare del legame fra criminali e politica, raccontare l'intreccio fra affari e politica. Anche grazie al lavoro di Francese e di tanti giornalisti, Palermo è oggi più libera"
Formigli vince il Premio Francese
Il giornalista e conduttore di Piazzapulita Corrado Formigli è il vincitore della XVIII edizione del Premio giornalistico intitolato a Mario Francese, cronista giudiziario del Giornale di Sicilia, ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979. Impegnato da tempo sui fronti più esposti ai conflitti Formigli già nel 1998 si è distinto con un documentario sulla guerra in Algeria che ha ricevuto il riconoscimento del Premio Ilaria Alpi, confermato l’anno successivo per un reportage nel Sudafrica del dopo-apartheid e, anche durante le stagioni delle sue conduzioni di talk-show televisivi non si è mai rinchiuso negli studi televisivi, scegliendo di continuare a esercitare il suo mestiere di cronista in prima linea.
Il Premio dedicato ai giovani giornalisti emergenti, in memoria di Giuseppe Francese, è stato invece assegnato al siracusano Saul Caia. Coniugando diversi linguaggi, dal video alla scrittura, il lavoro di Caia evidenzia la conoscenza dei nuovi strumenti di informazione che viaggiano sul web, ai quali affianca una spiccata coscienza per i temi ambientali, svelando le brutture e le devastazioni del territorio siciliano, con un lavoro di ricerca e di indagine approfondito. Altri riconoscimenti saranno assegnati pure alle redazioni di TvA e Antenna Sicilia, storiche emittenti televisive alle prese con la crisi economica.
L’appuntamento è per venerdì 11 marzo, con inizio alle 9,30: giunto alla XVIII edizione, il Premio, il cui tema quest’anno sarà “Dalle guerre alla libertà”, come ogni anno è organizzato dall’Ordine di Sicilia, assieme all’associazione “Uomini del Colorado”, il cui nome è ispirato al celebre saluto di Francese quando lasciava la redazione del Giornale di Sicilia. La cornice sarà l’aula magna dell’antica sede del liceo scientifico Benedetto Croce, in via Benfratelli, a Palermo, interamente adornata da affreschi del pittore Pietro Novelli.
Filo conduttore di questa edizione sarà il tema delle guerre, che trae ispirazione da un’inchiesta che Mario Francese scrisse, poco più che trentenne, per l’edizione del centenario del Giornale di Sicilia (giugno 1960). Attraverso i suoi ricordi giovanili e la ricostruzione basata su documenti d’epoca, testimonianze e articoli di giornale, Francese raccontò gli attacchi aerei sulla Sicilia del 1940-’43. Un documento storico straordinario, ma anche una testimonianza della vita di Francese, in cui l’esperienza privata e quella pubblica si fondono. Uno scritto in cui il giovane cronista coglie e descrive le paure delle famiglie, i disagi degli sfollati, le privazioni della povera gente e perfino alcuni fotogrammi dell’ansia del ragazzo che era lui stesso, trasferitosi da Siracusa a Palermo, dove studiò. Su queste esperienze è nato il libro “Quando avevamo la guerra in casa”, edito da Mohicani. Il volume, pubblicato a cura dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, è impreziosito da un saggio sulla guerra, scritto dal giornalista Mario Genco, e dalle fotografie gentilmente concesse dall’archivio dei Vigili del fuoco di Palermo.
Nel corso della manifestazione uno spazio sarà dedicato anche al progetto coordinato dall’associazione “Libera”, che ha coinvolto gli studenti di alcuni istituti palermitani nella produzione di testi scritti e video. Il progetto sarà illustrato da Carmelo Pollichino, di Libera Palermo, insieme con alcuni ragazzi che commenteranno i propri lavori. Sul palco salirà anche Luana Targia, studentessa universitaria che si è laureata con la tesi "Mario e Giuseppe Francese, due esistenze legate all'amore per la verità". Un lavoro che si sofferma soprattutto sulla vita di Giuseppe, ne ripercorre l’esperienza, la storia e la sua personalità. Tra gli ospiti quest’anno ci sarà inoltre il rapper palermitano Othelloman. Durante la manifestazione, presentata dai giornalisti Paola Pizzo e Salvo La Rosa, sarà ricordata la collega Cristiana Matano, prematuramente scomparsa a causa di una grave malattia, storico volto della testata televisiva Tgs. Nell’ambito della manifestazione si svolgerà pure una rappresentazione teatrale dell’associazione Uomini del Colorado, durante la quale Silvia Francese, nipote di Mario, e l’attore Salvo Piparo, reciteranno brani teatrali, alcuni dei quali tratti dal libro di Francese. A conclusione della giornata, il dibattito moderato dai giornalisti Felice Cavallaro e Gaetano Savatteri, componenti della giuria del Premio.