Un Mario Francese inedito, non quello delle inchieste di mafia, degli articoli profondi e sferzanti che davano tanto fastidio a Cosa Nostra, tanto da indurre questa ad eliminarlo. Il Mario Francese in questione è un giovanissimo giornalista che indossa i panni del reporter di guerra, diviso tra Palermo e Siracusa, racconta le bombe che devastarono la Sicilia fino al 1943, fino al momento dello sbarco delle forze alleate nel Siracusano. E lui in quei giorni era proprio lì, diciottenne vivace, che raccoglie l'indiscrezione e la porta agli "abitanti" del rifugio dove si trovavano tra gli altri i suoi genitori, cui pochi giorni prima era stata bombardata la casa.

Della guerra in Sicilia raccontata da Mario Francese si è parlato sabato 19 maggio nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza, dove è stato presentato il libro con questi testi bellici del cronista del Giornale di Sicilia ucciso il 26 gennaio ‘79. Il volume, che porta anche la firma di Mario Genco, altra firma illustre della storia del quotidiano di via Lincoln, è intitolato “Quando avevamo la guerra in casa” (Mohicani edizioni). A volerlo realizzare è stato l'Ordine dei giornalisti di Sicilia. Dentro, dice nell'introduzione Riccardo Arena, presidente dell'Ordine dei giornalisti, "c'è il Mario più autentico e vero, che poco più che adolescente, aveva conosciuta la guerra, una guerra dura, aspra, quella della fame e degli sfollati, dei senzatetto e degli uomini, donne e bambini recuperati dalle macerie, la guerra dei palazzi sventrati, sbriciolati e incendiati, la violenza infinita di un'aggressione che si era ritorta contro la popolazione inerme. Sono spezzoni di memoria individuale e collettiva, quelli raccontati da Mario, una lezione per quanti si avvicinano alla nostra professione".

L'incontro per la presentazione del libro, moderato da Franco Nicastro, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, rientrava tra gli eventi formativi, voluti proprio dall’Ordine. Nicastro, tra l’altro, ha firmato anche la prefazione del libro. Presenti anche Giuseppe Liotta, presidente della Scuola di Scienze giuridiche economiche e sociali di Palermo, Antonio Scaglione, vicepresidente del Consiglio della magistratura militare, Giulio Francese, giornalista e figlio di Mario, e Silvia Francese, attrice e nipote di Mario, che ha letto alcune pagine toccanti del libro, racconti delle vita bellica, sotto la pioggia di bombe, narrati dal giovanissimo Mario. E da quei momenti di vita vissuta, descritti con la partecipazione emotiva propria del cronista, emerge già un giornalista che, benché fosse ancora un ragazzino, sapeva come raccontare eventi tanto drammatici e capaci di scavare l’esistenza degli uomini, come dimostrerà negli anni successivi, sul fronte di un'altra guerra, quella della mafia.

La stesura del testo risale al 1960 quando Francese, da poco assunto al Giornale di Sicilia, scrisse un lungo articolo per un inserto celebrativo realizzato dal quotidiano palermitano in occasione dei suoi cent’anni. Argomento di quell'articolo la guerra in Sicilia. Un testo scoperto quasi per caso sulle bancarelle di piazza Marina dal figlio Giuseppe, come hanno ricordato prima Franco Nicastro e poi Giulio Francese. Franco Nicastro ha parlato dell'attualità di questo testo in un momento in cui la guerra e il dramma dei profughi sono ritornati prepotentemente alla ribalta in Europa. E guardando a quanto avviene in Siria e dintorni dovremmo ricordarci di "quando avevamo noi la guerra in casa", quando eravamo noi a cercare la salvezza nella fuga. "Nella cronaca di Francese il ricordo è solido e nitido - sottolinea Nicastro -come quello di un precoce reporter di guerra, a cui non sfugge, trovandosi egli stesso sotto le bombe, neppure un dettaglio di un'esperienza vissuta con drammatico realismo. Nel suo resoconto il cronista coglie e descrive le paure delle famiglie, i disagi degli sfollati, le privazioni della povera gente e perfino i fotogrammi dell'ansia controllata di un ragazzo che da Siracusa è venuto a studiare a Palermo. A quell'età (Mario nel 1940 ha 15 anni), l'incoscienza giovanile scaccia anche la paura. E lui correva, appunto senza paura, e scrutava il cielo. Vedeva aerei e dietro altri aerei, poi altri ancora. Una scena che neanche il grande cinema ha saputo raccontare meglio di quel ragazzo che correva senza fermarsi: "Chiusi gli occhi, già nell'aria sibiliava l'urlo della morte; una dietro l'altra le terribili bombe si avventavano contro la terra". Nicastro ha poi parlato di quegli strani incroci del destino che hanno portato Mario Francese a occuparsi della guerra e poi di un'altra ancora, quella di mafia, di cui sarebbe stato, il 26 gennaio 1979, una vittima eccellente.

Nella sua testimonianza Giulio Francese ha ricordato il momento in cui suo fratello Giuseppe gli consegnò il numero speciale del centenario del Giornale di Sicilia. " Nel 1960 avevo due anni, non sapevo nulla di quegli articoli sulla guerra fino al giorno in cui Giuseppe, dopo averli scovati a piazza Marina, me li portò. Ricordo ancora il suo sorriso, era come se avesse trovato un tesoro che mi mostrava con orgoglio. In quei fogli non c'erano solo degli articoli inediti di mio padre, c'era un pezzo della sua vita che ci veniva restituita. E Giuseppe era felice e orgoglioso di questo piccolo-grande uomo che veniva fuori da quelle pagine". Poi parlando del libro, Giulio Francese ha sottolineato che questo è un racconto che gli studenti dovrebbero leggere per capire cosa è stata la guerra in Sicilia. Il libro ci fa fare un salto indietro nel tempo, nella storia dell'Isola, ma anche di un uomo "che già da adolescente, in una città bombardata, si muoveva con slancio tra mille pericoli sfidando ogni giorno la morte, tendendo le mani alla vita, agli uomini. E non è mai cambiato. Il giovane Mario somiglia tanto a quello più maturo che si occupa di mafia: la curiosità, la generosità, il coraggio, l'umanità, la voglia di sapere, di capire, di scavare a fondo, di raccontare". Sono le doti del cronista antimafia "ma che sono già visibili in quel reporter in erba che racconta la vita sotto le bombe, il dramma degli sfollati, gli esodi di massa , le code per la razione quotidiana di pane e pasta, la vita permanente nei ricoveri, le scuole chiuse e le difficoltà degli studenti, le case e i monumenti distrutti. E lui è sempre lì, testimone di quel tempo difficile, con una cronaca in presa diretta che ci fa vedere e sentire".