Nel ventennale della sua scomparsa, si è svolta nel capoluogo siciliano una manifestazione culturale per ricordarlo
Ha speso la sua vita a lottare per la verità e ci ha lasciato un messaggio molto importante, troppo spesso dimenticato: mai rassegnarsi. Ma la lotta, è risaputo, logora.
Questa in breve è la parabola di Giuseppe Francese, che aveva solo 12 anni quando Mario Francese fu ucciso dai mafiosi, e lottò poi con determinazione per portare alla sbarra gli assassini del padre, riuscendoci.
Giuseppe Francese, il ricordo di Giulio
“All’inchiesta prima e al processo dopo mio fratello dedicò tutte le sue energie per ottenere verità e giustizia per mio padre, cronista del ‘Giornale di Sicilia’ ucciso dalla mafia di Totò Riina il 26 gennaio del 1979, una morte inghiottita dall’oblio per troppo tempo”, scrive il giornalista Giulio Francese, attualmente consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
“Un silenzio al quale Giuseppe si è opposto con tutte le sue forze, non rassegnandosi, ma addentrandosi tra gli scritti di mio padre per cercare un filo che portasse alla verità. Obiettivo raggiunto con la riapertura, dopo 20 anni, dell’inchiesta, cui diede un grande contributo. Seguì il processo e la condanna dei boss di Cosa nostra. Poco tempo dopo Giuseppe decise di porre fine alla sua esistenza”.
L’evento a Palazzo Montalbo
Nel ventennale della sua scomparsa, avvenuta il 3 settembre del 2002, si è svolta una manifestazione culturale per ricordarlo dal titolo “Quella luce negli occhi quel bisogno di verità”, tenutasi ieri, nel giorno del compleanno di Giuseppe, nella sede de "Centro Regionale per la progettaziome e il Restauro", dentro Palazzo Montalbo.
L’evento, presentato Salvatore Cernigliaro, è stato organizzato dalla famiglia, dall’associazione “Uomini del Colorado”, dalla cooperativa Solidaria e dal Comitato Educativo della VI Circoscrizione del Comune di Palermo, in collaborazione con l’assessorato ai Beni Culturali della Regione Sicilia, il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro, diretto dalla dottoressa Alessandra De Caro, con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia.
Le iniziative svolte
Hanno partecipato gli amici di Giuseppe, giornalisti, avvocati, il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, che fu il relatore della sentenza del processo di primo grado contro gli assassini di Mario Francese, e la pm di quel processo, Laura Vaccaro, oggi procuratrice aggiunta di Palermo.
L’attore Salvo Piparo ha letto magistralmente due articoli scritti da Giuseppe, che tra ironia e crudo realismo, ha raccontato la mafia con la preoccupazione nel cuore di una sua possibile sconfitta. L’architetto Rossella Giletto e Padre Michele Stabile hanno esposto le iniziative svolte nel nome di Giuseppe ed è stata allestita una mostra fotografica “Sguardi oltre il disagio” di Nino Pillitteri e Massimo Francese.
(da giornalistitalia.it) e Il 3 settembre di 20 anni fa mio fratello Giuseppe decise di lasciarci, doveva fare 36 anni. È un anniversario doloroso per me e la mia famiglia, una ferita ancora aperta. Giuseppe era l’allegria, la spensieratezza, ma anche il dolore soffocato dentro per molto tempo. Un dolore che l’ha corroso dentro ma che non gli ha impedito fino all’ultimo di portare a termine la sua missione di rendere verità e giustizia a nostro padre.
Giuseppe Francese
Ci ha insegnato a non rassegnarci, ci ha spinti a lottare per abbattere il muro di silenzio, ha cominciato a leggere tutto sulla mafia, a scrivere. È stato un gigante che ha sfidato le sue fragilità ed ha pagato un prezzo altissimo.
Venti anni dopo vogliamo ricordare il ragazzo sorridente, sempre pronto alla battuta, generoso. Vogliamo ricordarlo non nel giorno della morte, ma in quello del compleanno, 56 anni, perché Giuseppe è ancora vivo nel cuore di molti, non solo della sua famiglia.
Lo ricorderemo, perciò, questo pomeriggio a Bagheria, alle ore 18, nella chiesetta di Santa Rosalia a Villa Cattolica, con una messa celebrata da padre Francesco Michele Stabile, e a Palermo il 9 settembre, alle ore 17 a Palazzo Montalbo, in via dell’Arsenale 52, sede del Centro regionale per la progettazione e il restauro diretto dalla dottoressa Alessandra de Caro, che ha aderito con entusiasmo all’iniziativa mettendoci a disposizione i locali. Ci saranno amici, giornalisti, avvocati, magistrati, racconteranno chi era e il suo impegno antimafia.