01 aprile 1979

 

Le riunioni da Liggio

Il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo, ucciso dalla mafia il 20 agosto '77 a Ficuzza, non si stancò mai di dire la caccia a Liggio e al suo clan. Fra le varie informazioni che gli giunsero ce n'è una particolarmente interessante: nel periodo di permanenza di Liggio nel Palermitano, padre Agostino Coppola, tra il '71 e il 10 settembre '73 acquistò beni immobili per 49 miliardi e 500 mila lire.

Si costituì allora la "Solitano", una società per azioni che acquistò Piano Zucco cedendolo in affitto a don Coppola e ai suoi fratelli Giacomo e Domenico. Questo nonostante l'impegno assunto dal proprietario del fondo, Giacomo Chiello, con l'agricoltore-allevatore Francesco Paolo Randazzo poi cacciato via a colpi di fucile.

Risulta che Agostino Coppola caldeggiò finanziamenti per la "Solitano" presso la Cassa per il Mezzogiorno ricavandone un utile del dieci per cento. A Piano Zucco, secondo i programmi del tempo, avrebbero dovuto essere avviate un'industria del formaggio e un'altra per l'imbottigliamento dei vini pregiati.

Contemporaneamente alla costituzione della "Solitano" sorsero altre società fra le quali la "Sifac S.p.A." (soci Emanuele Finazzo di Cinisi, Vito Giannola di Cinisi e Antonino Nania di Partinico) e la "Zoo-Sicula RI.SA." (sigla dietro cui va letto il nome di Riina Salvatore, luogotenente di Liggio).

La "Sifac", proprietaria di una cava a Cinisi, si dedicò a forniture di materiale alle ditte impegnate nei lavori edili all'aeroporto di Punta Raisi e all'impresa del conte Arturo Cassina, all'epoca impegnata nella costruzione dell'autostrada Punta Raisi-Mazara del Vallo. C'è una singola coincidenza: l'ingegner Luciano Cassina fu sequestrato il 16 agosto 1972, dopo la prima fornitura di materiale per l'autostrada effettuata il 10 agosto.

La "Zoo-sicula RI.SA." costituita il 5 dicembre 1972 da Franca Migliore di San Giuseppe Jato e da Domenico Farruggia di Sancipirello, era invece impegnata nell'acquisto di immobili. Tra il 26 dicembre 1972 e il 22 dicembre 1973 sono stati comprati terreni ed immobili per 65.850.000 di lire. Tra l'altro, fu comprato un palazzo a San Lorenzo Colli. In un appartamento di questo edificio avrebbe abitato proprio il luogotenente di Liggio, Totò Riina, insieme alla sua compagna, Antonietta Bagarella con cui si sposò segretamente, officiante padre Agostino Coppola, nel maggio '73. Nell'appartamento carabinieri e polizia arrestarono un fratello della Bagarella, Leoluca, trovato armato fino ai denti.

Il colonnello Russo stabilì inoltre che, in contrada Rocche di Rao di Corleone, la "RI.SA." comprò undici salme di terreno, ceduto in affitto per trent'anni, in cambio del compenso irrisorio di 30 salme di frumento all'anno, al corleonese Giovanni Grizzaffi, figlio di Caterina Riina, sorella del latitante Totò. Grizzaffi si sposò a Corleone il 6 settembre '73, per cui la "cessione" deve essere stata un dono di nozze dello zio Totò. Al matrimonio intervennero Giacomo Gambino, Gaetano Carollo, Antonino Ciulla e Francesco Madonia del fondo Gravina.

A MILANO

Luciano Liggio, facendo leva su luogotenenti, manovalanza della delinquenza e protettori organizzò tra la Sicilia, la Calabria e la Lombardia una vasta associazione specializzata soprattutto nei sequestri di persona.

A Milano il "re di Corleone" si stabilì in un appartamento al quarto piano di via Friuli 15. Un vero e proprio "quartier generale" dove si svolsero diverse riunioni di mafia. Con lui convivevano la triestina Lucia Paranzan ed una bambina, forse sua figlia.

La latitanza lo costrinse a ricorrere a travestimenti e a presentarsi sempre con nomi diversi: ora "signor Antonio", ora "Antonio Paranzan", altre volte come "signor Michele Di Terlizzi".

Nonostante la sua attenzione nell'evitare di essere notato frequentò spesso la sala da barba di Antonion Balducci e Pasquale Orsini, la boutique "Try 50" di via Umbria, gestita da Tony Casale, il negozio di frutta e verdura di Franco Gavagna in viale Umbria, il bar Lido in piazza Siparich 4, gestito da Angela ed Aldo Beretta.

La prima riunione a Milano sarebbe stata tenuta a Liggio negli ultimi mesi del 1970. Questo secondo un rapporto del colonnello Russo. Oltre a Liggio vi avrebbero partecipato Totò Riina, Vincenzo Arena, Giuseppe Taormina e Salvatore Gambino. Si sarebbero stabiliti i programmi da attuare, i sequestri, le competenze territoriali di ciascun gruppo della cosca e i settori da controllare e ai quali dedicarsi con maggior profitto.

Il colonnello Russo era convinto che Liggio fosse poi tornato a Milano nella primavera del '71 dopo la scarcerazione di Gerlando Alberti e la soppressione di Vincenzo Conti, soprannominato "Cucca", assassinato a Milano il 4 aprile 1971. A questa seconda riunione avrebbero partecipato Salvatore Riina, Salvatore Enea (poi coinvolto nel sequestro di Graziella Mandalà), i fratelli Bono, Gerlando Alberti, Francesco Scaglione, Vincenzo Arena ed altri.

Russo scrisse allora: 2Non si può sottacere come, ancora una volta, il tempo e il succedersi di nuovi eventi delittuosi, abbiano confermato quanto accertato nelle indagini condensate nel processo ai 114 della mafia nuovo corso. Soprattutto abbiamo ancora meglio delineato i disegni criminosi di una organizzazione criminale che non conosce soste, non ammette insuccessi, aggiorna tempestivamente le sue tecniche, rinnova i propri quadri, estende ai più svariati settori il proprio interesse e la propria sete di lucro".

Ed ancora nel rapporto del 21 maggio '74: "Le prime indagini a Milano – scrisse Russo – danno la conferma dell'esistenza di agguerriti gruppi di mafia cui è da attribuire la ripresa dei sequestri di persona nella Sicilia occidentale e il trasferimento di tale attività in continente".

Fu proprio Russo ad accertare il collegamento tra il gruppo di Liggio ed altre cosche, tra le quali quella calabrese, contattata attraverso il gruppo di Tommaso Scaduto di Bagheria che fungeva da trait d'union con i clan della Lombardia, della Toscana e delle Marche. Collaborava in questi collegamenti Antonino Di Cristina, 45 anni, imputato della strage di Locri.

Il gruppo dei calabresi era composto da famiglie molto note nel gotha mafioso: i Sammarco, i Carone (Sant'Eufemia), i Piromalli (Gioia Tauro). Tra gli altri, anche Vito Gallina, oriundo di Carini, ucciso – secondo i carabinieri – da Girolamo Piromalli e Giuseppe Carbone.

Tra gli amici di Liggio figurano, inoltre, i fratelli Quartararo di Brancaccio, Vincenzo Chiaracarne di Palermo, Damiano Caruso di Villabate, Giacomo Taormina arrestato per i sequestri Torielli e Rossi di Montelera. Altri nomi abbastanza interessanti: Domenico Bacchi di Partinico, Giuseppe Scaduto di Bagheria al soggiorno obbligato a San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, Pietro Scaduto di Bagheria, contrabbandiere, Antonio Scaduto di Bagheria ma residente a Novara.

Si parlò di questi personaggi al processo all'"Anonima sequestri" celebrato a Milano. In quell'occasione il colonnello Russo fornì alla magistratura anche una lunga lista di amici di Liggio operanti in diverse città italiane.

Eccola: Francesco Alterno, autista di Palermo, Gerardo Alterno muratore di Palermo, Giuseppe Alterno camionista della borgata Uditore e il figlio Salvatore camionista. Poi: Francesco Anselmo di Partinico ma barbiere a Roma, Gaspare Anselmo impiegato a Roma, Salvatore Anselmo anch'egli di Partinico, studente. Inoltre: Antonino Badalamenti di Cinisi, Natale Badalamenti allevatore di buoi a Cinisi, Gaetano Badalamenti anch'egli allevatore a Cinisi, Giuseppe Bertolino, produttore di vini a Partinico, Alfredo Bono palermitano residente a Milano, Giuseppe Bono residente a Milano, Giuseppe Briguglio di Partinico, Andrea Cataldo di Alcamo, imprenditore edile, Nicolò Cataldo imprenditore edile di Alcamo, Vito Cataldo impiegato comunale a Balestrate, Gaspare Centineo di Partinico. Seguono nomi di rilievo: Agostino, Domenico e Giacomo Coppola di Partinico, Vincenzo Di Giorgio imprenditore edile di Partinico. Gaspare Di Trapani, agricoltore di Partinico.

L'ARRESTO

Quando nei rapporti di carabinieri e polizia si parla di una vasta rete di protezione il riferimento corre a questi ed altri "amici". Non mancarono però – come si è detto – le divisioni. La "triplice alleanza" tra le cosche siciliane, calabresi e lombarde, avvenuta fra il '73 e il '75, provocò in tutto il Paese uno stato di allarme generale. E provocò anche reazioni negli ambienti della mafia tradizionale.

I primi sintomi della guerra tra "mafia nuovo corso" e "vecchia mafia" si erano già avuti nel '71 a Palermo.

Infatti, il 14 settembre '71 a Tommaso Natale venne ucciso Francesco Ferrante, alla ribalta della cronaca giudiziaria sin dagli anni cinquanta. Il corpo di Ferrante fu trovato semicarbonizzato dentro la sua "500". Era guardiano di Villa Boscogrande a Cardillo. Il delitto è rimasto impunito.

Subito dopo, il 30 maggio '72, scomparve in circostanze misteriose un altro uomo della gang di Tommaso Natale, Filippo Pellerito. I due, oltre ad occuparsi del traffico della droga, erano quasi certamente implicati nel seque stro di Giuseppe Vassallo. Con le intercettazioni telefoniche effettuate durante la trattativa per il pagamento del riscatto per la liberazione del figlio del costruttore edile Francesco Vassallo si stabilì infatti che le tre voci registrate corrispondevano a quelle di Giuseppe Scaduto di Bagheria, di Francesco Ferrante e Filippo Pellerito.

La giustizia non fece in tempo ad accertarlo perché la vecchia mafia "punì" i due con una sentenza irrevocabile di morte.

Per la gang di Luciano Liggio le cose erano andate meglio nel Nord. Il "re di Corleone" era coadiuvato dai luogotenenti Totò Riina latitante dal marzo 1970, Bernardo Provenzano, latitante dal 1958, Calogero Bagarella latitante dal 1957, e Leoluca Bagarella. Tutti di Corleone, avevano già all'attivo i sequestri di Luigi Rossi di Montelera, Paul Getty III, Cristina Mazzotti, Luigi Genchini (Milano), Renato Lavagna (Torino), Egidio Perfetti (Milano), Giovanni Bulgari, Saverio Garonzi, Giuseppe Lucchese, Giuseppe Agrati, Baroni.

All'attivo dell'"Anonima sequestri" anche gli omicidi di Vito Gallina di Carini assassinato a Fabriano il 5 febbraio '74 e di Giovanni Gallina, ucciso a Carini il 26 maggio '74. Questo il motivo per cui i due fratelli sarebbero stati giustiziati: Vito Gallina avrebbe rifiutato di offrire la sua collaborazione al progetto del sequestro della figlia del senatore Francesco Merloni, titolare della "Ariston", una fabbrica di elettrodomestici.

Lo avrebbero eliminato due "fedeli" della gang di Liggio, il calabrese Piromalli e Giuseppe Carbone. Proprio gli assassini ai quali Giovanni Gallina tentò di dare la caccia per vendicare il fratello trovando, però, la morte.

Anche le gesta di Luciano Liggio finiscono per registrare una fase discendente. E il 4 luglio '74 l'ex primula di Corleone, con azione a sorpresa della Guardia di Finanza, viene arrestato nel suo rifugio di Milano dove le Fiamme Gialle trovano armi e munizioni di tutti i tipi.