di Eleonora Iannelli

“Noi a Mario Francese dobbiamo ricordarlo perché ha avuto il coraggio di scrivere ciò che pensava contro la mafia. Coraggioso, determinato, giusto”. Miriam è un’alunna della quarta elementare della Prima direzione didattica di ‪#‎Villabate‬. Con questa letterina ha accolto Giulio, il figlio del cronista ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979, per il suo amore per la verità e le inchieste sul Giornale di Sicilia. L'incontro si è svolto nell'aula magna della scuola di Villabate nell'ambito del progetto "Meglio il lupo che il mafioso", promosso dalla Fondazione Chinnici.
Gli alunni, assai numerosi, hanno “coccolato” l’ospite con affetto, attraverso tantissimi disegni, pensierini, domande. Volevano ascoltare, sapere, capire. Sono rimasti molto colpiti dalla storia della famiglia Francese, vittima di due tragedie: del papà Mario, ucciso sotto casa, e del fratello minore, Giuseppe, che si tolse la vita nel 2002, a meno di 36 anni. Giuseppe, che all’epoca del delitto aveva 12 anni, non si diede pace per la perdita del padre. Da grande, cercò giustizia e verità con tenacia e coraggio, riuscendo a trovare nuove prove, a far riaprire il caso e convincere i magistrati a riprendere le indagini. Ma, alla fine, quando si celebrò il processo, lui non ce la fece a reggere al dolore e all’angoscia che lo avevano consumato. E si suicidò, impiccandosi. I piccoli amici del “lupo” hanno immaginato, nei loro disegni, che Giuseppe, raggiungendo il padre in Paradiso, gli avesse detto: “Missione compiuta”. Due angeli, uniti dal loro amore per la verità.
“Mio padre è stato un morto dimenticato per oltre 20 anni - ha commentato Giulio - poi finalmente è stato riscoperto e tirato fuori dall’oblìo, come altre vittime di mafia. Stare qui oggi, con voi - ha aggiunto, salutando i bambini - mi ha dato una carica di energia pulita, che mi aiuta a sopravvivere al dolore e a tenere viva la memoria storica”.